Pubblichiamo due degli scritti redatti da Lenin per analizzare e celebrare l’esperienza della Comune di Parigi.
Il primo, “Gli insegnamenti della Comune”, offre un parallelo tra la sconfitta del 1871 in Francia e quella del 1905 in Russia. Proprio grazie alle lezioni fornite dalla Comune, le illusioni patriottiche hanno meno presa tra i rivoluzionari e i lavoratori russi rispetto ai compagni parigini.Delineando i tratti comuni ad ambo gli avvenimenti – il disastro economico e l’umiliazione nazionale – Lenin ribadisce l’obiettivo dell’espropriazione della borghesia e affronta la necessità della lotta di classe armata a sostegno dell’insurrezione.
“In memoria della Comune”, invece, è uno scritto fondamentale per la sintesi e la chiarezza con cui Lenin stende il bilancio di questo avvenimento. La sua utilità, però, non si ferma a questo punto.Lo studio di Marx e della Comune di Parigi permettono a Lenin di comporre, a qualche anno di distanza, un testo fondamentale per la teoria marxista sullo stato: “Stato e Rivoluzione”. Lo scritto che segue, dunque, può esserne considerato un’anticipazione.
In entrambi i testi, Lenin sottolinea la portata internazionale della Comune di Parigi, il tentativo di emancipazione del proletariato in quanto classe, aldilà dei confini e del periodo. Sappiamo che vi saranno nuove insurrezioni, nuovi tentativi rivoluzionari. Far tesoro di questa esperienza, integrandola agli altri grandi avvenimenti in cui il proletariato è stato protagonista, ci consentirà una volta per tutte di giungere alla vittoria. Solo così il sangue della Comune non sarà stato versato invano.
(Dal sito Marxpedia)
Gli insegnamenti della Comune Lenin, 23/03/1908
Dopo il colpo di Stato che aveva troncato la rivoluzione del 1848, la Francia era caduta per diciotto anni sotto il giogo del regime napoleonico. Questo regime aveva condotto il paese non solo alla rovina economica, ma anche all'umiliazione nazionale.
Il proletariato, insorto contro il vecchio regime, si addossò due compiti, I ‘uno nazionale e l'altro di classe: la liberazione della Francia dall'invasione della Germania e l'emancipazione socialista degli operai dal capitalismo.
L'unione dei due compiti è il tratto più originale della Comune.
La borghesia aveva costituito allora «un governo di difesa nazionale», e il proletariato doveva lottare per l'indipendenza nazionale sotto la sua direzione.
In realtà quello era un governo del «tradimento nazionale», che vedeva la propria missione nella lotta contro il proletariato parigino. Ma il proletariato, accecato dalle illusioni patriottiche, non se ne accorgeva. L'idea patriottica risale alla Grande rivoluzione del XVIII secolo; essa dominò le menti dei socialisti della Comune, e Blanqui, per esempio, che fu indubbiamente un rivoluzionario e un ardente fautore del socialismo, non trovò per il suo giornale un titolo più appropriato del grido borghese, la patria è in pericolo!
Nell'unione di compiti contraddittori - patriottismo e socialismo - consistette il fatale errore dei socialisti francesi.
Già nel manifesto dell'Internazionale, nel settembre 1870, Marx aveva messo in guardia il proletariato francese dal lasciarsi sviare dalla falsa idea nazionale [156]: profonde trasformazioni si sono compiute dopo la Grande rivoluzione, gli antagonismi di classe si sono inaspriti, e se allora la lotta contro la reazione di tutta l'Europa unì tutta la nazione rivoluzionaria, oggi il proletariato rivoluzionario non può più unire i propri interessi a quelli delle altre classi, ad esso ostili; ricada sulla borghesia la responsabilità dell'umiliazione nazionale: compito del proletariato è di lottare per l'emancipazione socialista del lavoro dal giogo della borghesia.
Ed effettivamente il vero sostrato del «patriottismo» borghese non tardò a manifestarsi. Conclusa una pace vergognosa coi prussiani, il governo versagliese si accinse ad adempiere il suo compito immediato e intraprese un'incursione contro il temibile armamento del proletariato di Parigi in armi. Gli operai risposero con la proclamazione della Comune e con la guerra civile.
Benché il proletariato socialista fosse diviso in molte sette, la Comune fu un brillante esempio dell'unanimità con cui il proletariato sa assolvere i compiti democratici che la borghesia ha saputo soltanto enunciare.
Conquistato il potere, il proletariato, senza nessuna complicata legislazione speciale, semplicemente, attuò di fatto la democratizzazione del regime sociale, soppresse la burocrazia, istituì l'elettività dei funzionari da parte del popolo.
Ma due errori distrussero i frutti della brillante vittoria. Il proletariato si fermò a mezza strada: invece di procedere alla espropriazione degli espropriatori si lasciò sedurre dai sogni dell'instaurazione di una giustizia superiore in un paese unito da un compito nazionale; non ci s'impadronì, per esempio, di istituzioni come la Banca; le teorie dei proudhoniani sul «giusto scambio» ecc. dominavano ancora tra i socialisti.
Il secondo errore fu l'eccessiva magnanimità del proletariato: avrebbe dovuto sterminare i suoi nemici, e si sforzò invece di agire moralmente su di essi, trascurò l'importanza delle azioni prettamente militari nella guerra civile e, invece di coronare la propria vittoria a Parigi con un'offensiva decisiva contro Versailles, temporeggiò e diede tempo al governo versagliese di raccogliere le forze reazionarie e di preparare la sanguinosa settimana di maggio.
Ma, con tutti i suoi errori, la Comune è il piú grande esempio del piú grandioso movimento proletario del XIX secolo.
Marx apprezzò altamente l'importanza storica della Comune: se, durante la proditoria incursione della banda versagliese per impadronirsi delle armi del proletariato di Parigi, gli operai se le fossero lasciate prendere senza combattere, il significato negativo della demoralizzazione suscitata da una simile debolezza del movimento proletario sarebbe stato di gran lunga più grave del danno dovuto alle perdite che la classe operaia subì nella battaglia per difendere le proprie armi [157]. Per quanto grandi fossero stati i sacrifici della Comune, essi furono compensati dalla sua importanza per la lotta proletaria in generale: la Comune risvegliò il movimento socialista in tutta l'Europa, mostrò la forza della guerra civile, dissipò le illusioni patriottiche e distrusse la fede ingenua nelle aspirazioni nazionali della borghesia La Comune insegnò al proletariato europeo a stabilire concretamente gli obiettivi della rivoluzione socialista.
L'insegnamento che il proletariato ne ricevette non sarà dimenticato. La classe operaia se ne avvarrà, come già se ne avvalse in Russia nell'insurrezione di dicembre.
Il periodo che ha preceduto la rivoluzione russa, che l'aveva preparata, presenta una certa rassomiglianza col periodo del giogo napoleonico in Francia. Anche in Russia la cricca autocratica aveva condotto il paese agli orrori della rovina economica e dell'umiliazione nazionale. Ma per lungo tempo la rivoluzione non era potuta scoppiare fino a che lo sviluppo sociale non aveva creato le condizioni per un movimento di massa, e, nonostante il loro eroismo, gli attacchi isolati contro il governo nel periodo che precedette la rivoluzione si erano infranti contro l'indifferenza delle masse popolari. Solo la socialdemocrazia, con un lavoro tenace e metodico, educò le masse alle forme di lotta superiori: le azioni di massa e la guerra civile armata.
Essa aveva saputo eliminare nel giovane proletariato gli errori «nazionali» e «patriottici», e dopo che, grazie al suo intervento diretto, si riuscì a strappare allo zar il manifesto del 17 ottobre, il proletariato passò a un'energica preparazione all'inevitabile tappa successiva della rivoluzione: l'insurrezione armata. Libero dalle illusioni «nazionali», esso concentrò le sue forze di classe nelle organizzazioni di massa: i soviet dei deputati degli operai e dei soldati, ecc. E, nonostante che gli scopi e i compiti posti dalla rivoluzione russa fossero completamente differenti da quelli posti dalla rivoluzione francese del 1871, il proletariato russo dovette ricorrere allo stesso metodo di lotta a cui aveva dato vita la Comune di Parigi: la guerra civile. Ricordando i suoi insegnamenti, esso sapeva di non dover trascurare i mezzi di lotta pacifici - questi giovano ai suoi interessi quotidiani, correnti, sono necessari nei periodi di preparazione delle rivoluzioni -, ma di non dovere neanche mai dimenticare che, in determinate condizioni, la lotta di classe sfocia in forme di lotta armata e di guerra civile; vi sono momenti in cui gli interessi del proletariato esigono lo spietato stermino dei nemici in combattimenti aperti. Ciò fu dimostrato per la prima volta dal proletariato francese nella Comune e brillantemente confermato dal proletariato russo nell'insurrezione di dicembre.
Queste due grandiose insurrezioni della classe operaia sono state represse: ebbene, ci sarà una nuova insurrezione, davanti alla quale le forze dei nemici del proletariato risulteranno deboli, nella quale il proletariato socialista riporterà una completa vittoria.
*) (155) Si tratta del resoconto di una relazione di Lenin. La redazione del giornale che la pubblicò la fece precedere dalla seguente nota: «Il 18 marzo si è tenuto a Ginevra un comizio internazionale dedicato a tre anniversari proletari: il venticinquesimo anniversario della morte di Marx, il sessantesimo della rivoluzione del marzo 1849 e quello della Comune di Parigi. A nome del POSDR intervenne il compagno Lenin che parlò del significato della Comune».
156) Cfr., Il Partito e l'Internazionale, ed. cit., pag. 155.
157) Per il giudizio sulla funzione storica della Comune come «precorritrice della nuova società» cfr. nell'opera di Marx, La guerra civile in Francia, L'indirizzo del Consiglio generale dell'Associazione internazionale degli operai sulla guerra civile in Francia nel 1871 e in particolare il suo terzo paragrafo (Il partito e l'Internazionale, ed. cit. pp. 174-190, nonché le due lettere di Marx a Kugelmann del 12 e 17 aprile 1871 (Lettere a Kugelmann, ed. cit. pp. 139-140 e 141-142).
In memoria della Comune Lenin
Quarant’anni sono passati dalla proclamazione della Comune di Parigi. Con comizi e manifestazioni il proletariato francese ha commemorato, come d’uso, gli artefici della rivoluzione del 18 marzo 1871. Negli ultimi giorni di maggio, esso andrà nuovamente a deporre corone sulle tombe dei comunardi fucilati, vittime dell’orribile «settimana di maggio» e a giurare ancora una volta di combattere senza tregua fino al trionfo completo delle loro idee, fino alla completa realizzazione dell’opera che ci hanno affidata.
Perché il proletariato, e non solo il proletariato francese, ma di tutto il mondo, onora negli artefici della Comune di Parigi i suoi precursori? Qual è l’eredità della Comune?
La Comune nacque spontaneamente.
Nessuno l’aveva preparata coscientemente e metodicamente.
Una guerra disgraziata con la Germania, le sofferenze dell’assedio, la disoccupazione del proletariato, la rovina della piccola borghesia, l’indignazione delle masse contro le classi superiori e contro le autorità, che avevano dato prova di assoluta inettitudine, un fermento confuso nella classe operaia che malcontenta della propria situazione, aspirava a un nuovo regime sociale, la composizione reazionaria dell’Assemblea nazionale, che suscitava timori per la sorte della Repubblica: tutti questi fattori e molti altri concorsero a spingere il popolo di Parigi alla rivoluzione del 18 marzo.
Questa rivoluzione fece passare improvvisamente il potere nelle mani della guardia nazionale, della classe operaia e della piccola borghesia che si era unita agli operai.
Fu un avvenimento senza precedenti nella storia.
Fino allora, il potere era stato sempre generalmente nelle mani dei grandi proprietari fondiari e dei capitalisti, cioè dei loro uomini di fiducia formanti il cosiddetto governo.
Dopo la rivoluzione del 18 marzo, dopo la fuga da Parigi del governo del signor Thiers, delle sue truppe, della sua polizia e dei suoi funzionari, il popolo rimase padrone della situazione e il potere passò al proletariato.
Ma, nella società attuale, il proletariato è economicamente asservito al capitale, non può dominare politicamente senza spezzare le catene che lo avvincono al capitale. Ecco perché il movimento della Comune doveva inevitabilmente assumere un colore socialista, tendere cioè all’abbattimento del dominio della borghesia, del dominio del capitale, e alla demolizione delle basi stesse del regime sociale dell’epoca.
All’inizio, il movimento, fu estremamente eterogeneo e confuso.
Vi aderirono anche i patrioti con la speranza che la Comune avrebbe ripreso la guerra contro i tedeschi e l’avrebbe condotta a buon fine.
Il movimento era anche sostenuto dai piccoli commercianti minacciati da rovina se il pagamento delle cambiali e degli affitti non fosse stato prorogato (ciò che il governo aveva rifiutato di fare e che invece la Comune accordò). Infine, nei primi tempi, il movimento ebbe, in parte, la simpatia dei repubblicani borghesi i quali temevano che l’Assemblea nazionale reazionaria (i «rurali», i rozzi e brutali grandi proprietari fondiari) restaurasse la monarchia. Ma la funzione principale fu evidentemente assolta dagli operai (soprattutto dagli artigiani di Parigi), fra i quali, durante gli ultimi anni del secondo Impero, era stata svolta un’attiva propaganda socialista, e molti appartenevano anche all’Internazionale.
Gli operai furono i soli a restare fino alla fine fedeli alla Comune.
I repubblicani borghesi e i piccoli borghesi se ne staccarono presto; gli uni furono spaventati dal carattere proletario, rivoluzionario e socialista del movimento, gli altri si ritirarono quando videro il movimento destinato a una sicura disfatta.
Soltanto i proletari francesi sostennero senza paura e senza stanchezza il loro governo Combatterono e morirono per la sua difesa, cioè per la causa dell’emancipazione della classe operaia, per un avvenire migliore di tutti i lavoratori.
Abbandonata dai suoi alleati della vigilia e priva di qualsiasi appoggio, la Comune era destinata alla disfatta.
Tutta la borghesia francese, tutti i grandi proprietari fondiari, tutti gli uomini della Borsa, tutti i fabbricanti, tutti i ladri grandi e piccoli, tutti gli sfruttatori, si unirono contro di essa.
Questa coalizione borghese, sostenuta da Bismarck (che liberò 100.000 prigionieri di guerra francesi per sottomettere Parigi rivoluzionaria), riuscì a sollevare i contadini ignoranti e la piccola borghesia provinciale contro il proletariato di Parigi e a chiuderne la metà in un cerchio di ferro (l’altra metà era bloccata dall’armata tedesca).
In qualche grande città della Francia (Marsiglia, Lione, Saint-Étienne, Digione, ecc.) gli operai tentarono anch’essi di prendere il potere, di proclamare la Comune e di correre in aiuto di Parigi, ma i loro tentativi fallirono rapidamente.
E Parigi che, prima, aveva levato lo stendardo dell’insurrezione proletaria, ridotta alle sole sue forze, si trovò votata alla catastrofe inevitabile.
Due condizioni, almeno, sono necessarie perché una rivoluzione sociale possa trionfare:
1.il livello elevato delle forze produttive e
2.la preparazione del proletariato.
Nel 1871, queste due condizioni mancavano. Il capitalismo francese era ancora poco sviluppato, e la Francia era ancora un paese prevalentemente piccolo-borghese (di artigiani, contadini, piccoli commercianti, ecc.). D’altra parte, non esisteva un partito operaio, la classe operaia non era né preparata né lungamente addestrata e, nella sua massa, non aveva un’idea chiara dei suoi compiti e dei mezzi per assolverli. Non esistevano né una buona organizzazione politica del proletariato, né grandi sindacati, né associazioni cooperative…
Ma, soprattutto, la Comune non ebbe il tempo, la libertà di orientarsi, e di dar principio alla realizzazione del suo programma.
Non aveva ancora potuto mettersi all’opera, e già il governo che sedeva a Versailles, appoggiato da tutta la borghesia, apriva le ostilità contro Parigi.
La Comune dovette, prima di tutto, pensare a difendersi.
E fino ai suoi ultimi giorni, che vanno dal 21 al 28 maggio, essa non ebbe il tempo di pensare seriamente ad altro.
Del resto, malgrado le condizioni cosi sfavorevoli, malgrado la brevità della sua esistenza, la Comune riuscì a adottare qualche misura che caratterizza sufficientemente il suo vero significato e i suoi scopi.
Essa sostituì l’esercito permanente, strumento cieco delle classi dominanti, con l’armamento generale del popolo, proclamò la separazione della Chiesa dallo Stato, soppresse il bilancio dei culti (cioè lo stipendio statale ai preti), diede all’istruzione, pubblica un carattere puramente laico, arrecando un grave, colpo ai gendarmi in sottana nera.
Nel campo puramente sociale, essa poté far poco; ma questo poco dimostra con sufficiente chiarezza il suo carattere di governo del popolo, di governo degli operai.
Il lavoro notturno nelle panetterie fu proibito; il sistema delle multe, questo furto legalizzato a danno degli operai, fu abolito; infine, la Comune promulgò il famoso decreto in virtù del quale tutte le officine, fabbriche e opifici abbandonati o lasciati inattivi dai loro proprietari venivano rimessi a cooperative operaie per la ripresa della produzione.
Per accentuare il suo carattere realmente democratico e proletario, la Comune decretò che lo stipendio di tutti i suoi funzionari e dei membri del governo non potesse sorpassare il salario normale degli operai e in nessun caso superare i 6000 franchi all’anno (meno di 200 rubli al mese).
Tutte queste misure dimostrano abbastanza chiaramente che la Comune costituiva un pericolo mortale per il vecchio mondo fondato sull’asservimento e sullo sfruttamento.
Perciò, finché la bandiera rossa del proletariato sventolava sul Palazzo comunale di Parigi, la borghesia non poteva dormire sonni tranquilli. E quando, infine, le forze governative organizzate riuscirono ad avere il sopravvento sulle forze male organizzate della rivoluzione, i generali bonapartisti, sconfitti dai tedeschi, ma valorosi contro i compatrioti vinti, questi Rennenkampf e Möller-Zakomelski francesi compirono una carneficina quale Parigi non aveva mai visto. Circa 30.000 parigini furono massacrati dalla soldataglia scatenata, circa 45.000 furono arrestati; di questi ultimi molti furono uccisi in seguito; a migliaia furono gettati in carcere e deportati. In complesso, Parigi perde circa 100.000 dei suoi figli, e fra essi i migliori operai di tutti i mestieri.
La borghesia era soddisfatta. «Ora il socialismo è finito per molto tempo», diceva il suo capo, il mostriciattolo sanguinario Thiers, dopo il bagno di sangue che egli e i suoi generali avevano fatto subire al proletariato parigino. Ma i corvi borghesi gracchiavano a torto. Sei anni circa dopo lo schiacciamento della Comune, quando molti dei suoi combattenti gemevano ancora nella galera e nell’esilio, il movimento operaio rinasceva in Francia. La nuova generazione socialista, arricchita dall’esperienza dei suoi predecessori, e per nulla scoraggiata per la loro sconfitta, impugnava la bandiera caduta dalle mani dei combattenti della Comune e la portava avanti con mano ferma e coraggiosa al grido di «Evviva la rivoluzione sociale! Evviva la Comune!». Due-quattro anni più tardi il nuovo partito operaio e l’agitazione che esso scatenava nel paese obbligavano le classi dominanti a restituire la libertà ai comunardi rimasti nelle mani del governo.
Il ricordo dei combattenti della Comune è venerato non solo dagli operai francesi, ma dal proletariato di tutti i paesi.
Perché la Comune non combatté per una causa puramente locale o strettamente nazionale, ma per l’emancipazione di tutta l’umanità lavoratrice, di tutti i diseredati e di tutti gli offesi.
Combattente avanzata della rivoluzione sociale, la Comune si è guadagnata le simpatie dovunque il proletariato soffre e combatte.
Il quadro della sua vita e della sua morte, la visione del governo operaio che prese e conservò per oltre due mesi la capitale del mondo, lo spettacolo della lotta eroica del proletariato e delle sue sofferenze dopo la sconfitta, tutto questo ha rinvigorito il morale di milioni di operai, ha risvegliato le loro speranze, ha conquistato le loro simpatie al socialismo.
Il rombo dei cannoni di Parigi ha svegliato dal sonno profondo gli strati sociali più arretrati del proletariato e ha dato ovunque nuovo impulso allo sviluppo della propaganda rivoluzionaria socialista.
Ecco perché l’opera della Comune non è morta; essa rivive in ciascuno di noi.
La causa della Comune è la causa della rivoluzione socialista, la causa dell’integrale emancipazione politica ed economica dei lavoratori, è la causa del proletariato mondiale.
In questo senso essa è immortale.
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