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L'Appello di Erri de Luca per il referendum del 17 Aprile

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domenica 4 aprile 2021


 

Breve Biografia.                                             

Louise Michel nasce il 29 maggio 1830 in un castello di Vroncourt, da una relazione tra una domestica, Marianne Michel, e il figlio di un un castellano, Demahis Laurent. Crebbe nella famiglia di quelli che lei chiamava i suoi nonni, dove sembra essere stata felice, mostrandosi fin da giovane altruista per sua natura con le persone che la circondavano (suonava il piano, amava la natura e aveva un profondo rispetto per gli altri animali) e dove ricevette una buona istruzione ed una educazione liberale secondo le idee illuministe di Jean-Jacques Rousseau e di Voltaire. Il padre muore quando lei aveva 15 anni; cinque anni più tardi muore anche la moglie ufficiale del padre e, per questo motivo, Louise viene “invitata” ad allontanarsi dal castello. Louise Michel non fu donna da perdersi facilmente d’animo e proseguì i suoi studi a Chaumont dove conseguì il titolo per poter esercitare la professione di istitutrice. Si rifiutò di prestare giuramento all’Impero (impero che lei disprezzava profondamente) e creò una scuola libera (ma ne creò diverse altre nel corso della sua vita) ispirata ai principi della pedagogia libertaria, dove insegnerà per tre anni, la qual cosa le causerà diversi provvedimenti disciplinari da parte delle autorità. Dopo alcuni anni, si trasferisce a Parigi, dove insegna in un istituto presso il Castello-d’Eau diretto da una certa madame Voillier, con la quale intrattiene teneri rapporti intimi. Comincia proprio allora, per lei, un periodo di intensa attività. E’ in questo periodo che incontra Jules Vallès, Eugène Varlin, Rigault, Eudes, e soprattutto Théophile Ferré, che lei amerà appassionatamente.

Collabora con giornali di opposizione e svolge una importante attività letteraria. Invierà qualche poesia a Victor Hugo, uno dei personaggi più celebrati e più rispettati di quest’epoca, che lei, giovane e saggia istitutrice di provincia incontrerà appena arrivata a Parigi. Nel corso della sua vita sarà impegnata politicamente fino alla sua morte ed entra in contatto con diversi gruppi che si battono per i diritti delle donne, tra cui la -Lega delle donne-, un gruppo che rivendica la stessa educazione per uomini e donne e lo stesso salario. Dal 1869 è segretaria della -Società democratica- che si prefigge di aiutare gli operai e le donne vittime di prostituzione; è tesoriera di un Comitato di soccorso ai profughi russi. Un rapporto della polizia francese del 1878 afferma che lei aderisce all’Internazionale (all’epoca vista come un’associazione sovversiva). Altri rapporti di polizia la indicano come una -Blanquista- movimento repubblicano socialista fondato da Auguste Blanqui.

Insegna in una scuola fondata da lei nel 1865 in una Parigi affamata, creando una mensa per i suoi allievi. Incontra Georges Clemenceau sindaco di Montmartre. Si assiste in quel tempo a straordinarie manifestazioni: donne, bambini, guardie federali accerchianti i soldati che fraternizzano con questa folla gioiosa e pacifica. Louise Michel inizia a far parte dell’ala rivoluzionaria più radicale e pensa che bisogna perseguire l’offensiva su Versailles per sovvertire il governo di Adolphe Thiers che in quel momento poteva contare su poche truppe, ma ciò non durerà per molto e l’occasione salterà. Ed è allora che il destino di Louise Michel si “indurisce” e lei stessa, da sola e volontariamente, si reca a Versailles per uccidere Thiers. Purtroppo non riesce nell’intento ma il suo nome comincia a correre per tutta la Francia. E’ il tempo in cui la stampa francese comincia a chiamarla la “Lupa rossa”. Alla meravigliosa futura Comunarda di Parigi le si “addebitano” decine di azioni pericolosissime, anche quella in cui vestita da uomo della -Guardia Nazionale-, partecipa agli scontri a fuoco in piazza dell’Hôtel-de-Ville. In quei momenti circola una voce in cui Louise, sempre da sola, sparava dai tetti contro gli ufficiali dell’Impero. Propagandista, infermiera, scrittrice, insegnante, rivoluzionaria, femminista, anarchica, anima anche il -Club della Rivoluzione- ed è sempre interessata ai problemi dell’educazione. E’ importante sottolineare che lei è molto avanti sui  suoi tempi, precorrendo cose che oggi a noi sembrerebbero quasi normali, ma che all’epoca erano delle novità assolute, come le scuole professionali per i poveri e gli orfanotrofi laici, sostenendo un insegnamento vivo e libertario.

 

La partecipazione alla Comune 

Quando l’Impero napoleonico sta crollando sotto i colpi della potenza prussiana, Louise entra in contatto con le femministe Jules Simon, André Leo e Maria Deraismes. Le donne parigine si organizzano costituendo comitati e Louise Michel è una delle più attive organizzatrici fino a diventare presidente del Comitato di vigilanza della guardia nazionale della XVIII circoscrizione, in cui non vi è nessuna distinzione di genere sessuale, e vi conosce Théophile Ferré. Il 28 marzo i parigini proclamano la Comune di Parigi; il 1 aprile il governo di Versailles dichiara guerra alla Comune, e Louise partecipa alla resistenza armata. E’ qui che finisce la figura reale ed entra quella leggendaria. Sulle barricate di Clignancourt, nel gennaio del 1871, è protagonista di una delle battaglie più feroci in strada. Centinaia di testimoni la videro in cima alle barricate, sprezzante, sotto il fuoco nemico, che spronava uomini e donne all’attacco. Ormai la “Lupa rossa” dell’anarchia è ricercata dalle polizie di tutta Europa e con la sconfitta della Comune, si consegna al nemico, volontariamente, per far liberare sua madre arrestata al suo posto. Inizialmente sembra che sia destinata alla fucilazione immediata, invece è condotta al campo di Satory e da questo trasferita a Versailles, alla prigione “Dei cantieri”. Il 28 giugno inizia il processo a suo carico: Louise ammette di essere stata infermiera nel reparto ambulanze, conferma di credere nel progetto dei comunardi e nel volere l’abolizione della istituzione clericale. Al secondo interrogatorio scopre che Théophile Ferré, imprigionato anch’egli, doveva essere fucilato, per questo appare ancor più risoluta nelle sue dichiarazioni:

“Sono accusata di essere complice della Comune, certo che lo sono! Perchè la Comune voleva prima di tutto la rivoluzione sociale che è ciò che desidero ansiosamente; è un onore per me essere una delle autrici della Comune, che peraltro non ha niente a che fare con omicidi e incendi dolosi. Volete sapere chi sono i veri colpevoli? La polizia”.

Il 28 novembre Ferré viene fucilato; il giorno successivo Louise viene trasferita ad Arras, dove subisce un nuovo interrogatorio. Le accuse che le autorità le rivolgono sono: attentato con intenzione di rovesciare il governo; istigazione alla guerra civile; detenzione di armi e uniformi al momento della rivolta nonché uso massiccio delle armi; false dichiarazioni in scritti privati al fine di occultare la propria identità; uso di documenti falsi; concorso nell’uccisione di ostaggi; concorso in arresti illegali. Louise davanti a queste accuse reclama la morte in tribunale:

“Non voglio difendermi e non voglio essere difesa, appartengo completamente alla rivoluzione sociale e mi dichiaro responsabile delle mie azioni. Bisogna escludermi dalla società, siete stati incaricati di farlo, bene! L’accusa ha ragione. Sembra che ogni cuore che batte per la libertà ha solo il diritto ad un pezzo di piombo, ebbene pretendo la mia parte!”.

E’ senza dubbio in seguito a queste dichiarazioni che Victor Hugo le dedica la poesia –Viro Major-. Trascorre venti mesi in carcere e si vede condannata alla deportazione. La sentenza del tribunale è di condanna alla deportazione in Nuova Caledonia. Un inferno in terra.

 

 

 

Il periodo della deportazione 

Viene imbarcata sulla -Virginia- per essere deportata in Nuova Caledonia, dove arriva dopo quattro mesi di traversata terrificante. A bordo fece la conoscenza di Henri Rochefort, celebre scrittore e giornalista, e di Nathalie Le Mel anche lei grande rivoluzionaria della Comune. Louise Michel dichiarerà più tardi:

“Sono diventata anarchica quando sono stata deportata, prima ero solo una combattente rivoluzionaria”.

Resterà per dieci anni in Nuova Caledonia, rifiutando, totalmente, i benefici di un altro regime. Cerca di istruire alla rivolta gli abitanti ancestrali della Nuova Caledonia, i Kanaks, e contrariamente a certi comunardi che si associano per reprimerli, lei prende le loro difese durante la loro rivolta nel 1878, facendo anche pervenire al capo spirituale Kanaks, il guerriero Ataï, un pezzo della sua sciarpa. Ottenne, l’anno seguente, di installarsi a Nouméa e di riprendere il suo mestiere di insegnante, dapprima per i figli maschi dei deportati, poi nelle scuole delle bambine. Continua la sua opera di insegnamento alla scuola libertaria.

 

Il ritorno in Francia 

Ritornata in terra di Francia in seguito ad una amnistia (11 Luglio 1880), diventa un’instancabile propagatrice del pensiero anarchico: partecipa a convegni e a manifestazioni. In una di queste, il 9 marzo 1883, si unisce ai disoccupati in lotta, durante la quale scoppiano violenti tumulti, ma solo lei è arrestata e condannata a sei anni di carcere (detenuta prima a Saint-Lazàre e a Clermont).

Ottenuta la grazia nel 1886, Paul Verlaine, il “Poeta maledetto”, le dedica una struggente poesia:

“Lei ama il Povero aspro e franco
o il timido
lei è la falce
nel grano maturo 
per il pane bianco del Povero
e la santa Cecilia

La Musa rauca e gracile
del Povero e l’angelo custode
a questo semplice, a quest’indocile
Louise Michel è molto buona”

Nel 1887 riprende come nulla fosse la sua attività libertaria: conosce Malatesta, Emma Goldman, Kropotkin, Bakunin, Pietro Gori e Sébastien Faure, con cui fonderà, nel 1895, il giornale -Le Libertaire-. L’attività frenetica di Louise Michel spaventa e infastidisce molte persone: il 23 gennaio 1888 l’estremista Pierre Lucas attenta alla sua vita, senza riuscirci; vengono imbastite contro di lei accuse false nella speranza di rigettarla in qualche galera di Stato. Negli ultimi anni della sua vita si impegna per raccogliere fondi per i moti rivoluzionari in Italia, in Spagna, per l’indipendenza Cubana e lavorando anche all’internazionale antimilitarista. Muore il 29 maggio del 1905 a Marsiglia per una congestione polmonare. Viene sepolta nel cimitero di Levallois. Ai funerali è salutata da 300 mila persone.

 Ancora oggi (soprattutto nelle ex colonie Francesi) chiamare una donna “la Lupa rossa”, è indice di determinazione e sprezzo del pericolo.


Louise Michel:” La Comune”. Roma, 1969 Editori Riuniti

Leggere” La Comune”di Louise Michel è un’esperienza affascinante. Ci si trova davanti un libro che non è un romanzo,non è una ricostruzione storica, non è un saggio e neppure una riflessione politica distaccata. E’ un magma vulcanico.  I ricordi e le testimonianze formano i tasselli di un mosaico che ricompongono davanti a noi un evento che fu considerato un’anomalia della storia cioè “il primo governo del popolo operaio” come lo definì Marx. L’autrice, Louise Michel ,è l’icona della Comune di Parigi : la “vergine rossa” oppure la “pétroleuse” l’incendiaria, (come la chiamarono i reazionari)la  rivoluzionaria,l’educatrice,la scrittrice prolifica. Louise fu ammirata non solo dalla gente umile, ma da fior fior di intellettuali come Victor Hugo e Paul Verlaine che le dedicarono delle poesie. Il testo di quest’opera, diviso in cinque parti e tre appendici, è una cronistoria potente delle premesse e del percorso della Comune  a partire dai combattimenti fino alla deportazione dell’autrice in Nuova Caledonia, dalle barricate alla repressione,dai cannoni di Montmartre ai processi sommari. E’ un racconto in “presa diretta” fatto di lacrime,sangue, rabbia,ammirazione che restituisce tutta la potenza del tentativo di costruire dal basso una società più giusta,più umana dove tutti,senza eccezioni di sesso, razza o condizione economica,possano ritrovarsi.”Non si può uccidere un’idea a colpi di cannone,come non le si possono mettere le manette. La fine si affretta quanto più l’ideale appare realtà;potente e bello, e superiore a tutte le finzioni che lo hanno preceduto. E più questo presente ci grava schiacciandoci e più abbiamo fretta di uscirne”dice la Michel nell’Introduzione. Questo libro uscì nel 1898 cioè un quarto di secolo dopo gli avvenimenti in pieno sviluppo del movimento socialista europeo. Giustamente nell’edizione degli Editori Riuniti, Enzo Santarelli sottolinea che” questo è dunque un libro di battaglia impegnato nelle sue più intime radici in un più vasto sussulto ideologico, al fianco del progresso scientifico,contro ogni sopravvivenza conservatrice. Uno dei migliori frutti e più autentici della rivoluzione spirituale segnata dall’affare Dreyfus”[1]. Oggi il testo, fortunatamente, è stato ripresentato dall’editore Clichy di Firenze per il 150 anniversario della Comune a cura di Chiara Di Domenico. In Italia solo pochi addetti ai lavori o militanti anarchici conoscono Louise Michel. In Francia,al contrario le hanno dedicato strade,piazze,film,sceneggiati. Qualcosa il pubblico più giovane ha saputo perché lo street artist Bansky ha acquistato una nave per soccorrere i migranti naufraghi e l’ha battezzata “Louise Michel”.



[1] Enzo santarelli: Introduzione a La Comune di Louise Michel”.Roma 1969 Ed.Riuniti Pag.9


"La Comune" di Louise Michel:

https://lcdpcnp.blogspot.com


 

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