Dall'Emeroteca dell'Archivio 68
Quindicinale Anarchico pubblicato a New York dal 15 aprile 1922 al 24 aprile 1971 per i migranti in arrivo dall'Italia
n. 3, 5 marzo 1966
La Tragedia del Vietnam
Dalla Casa Bianca e dai mezzi di
comunicazione di massa traspare ognora di più che gli Stati Uniti finiranno per
bombardare Hanoi, Haiphong e le campagne circostanti che sono il centro
agricolo del Nord.
Vietnam. Sarebbe bene che gli americani
sapessero il vero significato di quest’ordine, prima che venga impartito e
prima che il Presidente Johnson sia indotto a seguire questa politica dai capi
di stato maggiore. Appena un ventennio è passato da quando i grandi ed i
potenti del mondo Alleato puntavano indignatamente il dito sul popolo della
Germania un popolo soffocato da una
feroce dittatura totalitaria rimproverandogli
di avere assistito in “silenzio” mentre Hitler perpetrava il genocidio virtualmente
in tutti gli angoli di Europa. Ora è arrivato il momento in cui gli americani,
presumibilmente viventi in un paese “democratico”, si trovano di fronte ad una
crisi morale anche più grande: protestare o tacere di fronte ad atti di
genocidio di proporzioni analoghe.
Hanoi è situata alla base di una pianura
che porta il nome di Delta del Fiume Rosso. Tre milioni di abitanti vivono e
lavorano nella città e nella pianura agricola circostante. Al nord di Hanoi è
tutta una rete di argini e di sbarramenti che forniscono acqua all’irrigazione
della pianura e energia elettrica alla regione. Se l’aviazione americana distrugge
con le sue bombe quelle dighe, una quantità incalcolabile di gente sarà
annegata. La fame e le epidemie che ne seguiranno causeranno la morte di altri
milioni di persone la cui esistenza dipende dalla produzione del riso e degli
altri raccolti del Delta: moriranno in conseguenza delle epidemie provocate dai
corpi in putrefazione e dalla carestia determinata dalla distruzione delle
dighe.
Non solo costituirebbero i bombardamenti
di Hanoi e delle dighe un atto di genocidio freddamente perpetrato con la
distruzione di milioni di vite umane; non solo potrebbe segnare il principio di
una grande guerra nel continente asiatico provocando l’intervento della Cina ed
il bombardamento nucleare delle città cinesi, seguito da una più vasta
mobilitazione... militare e da una maggiore repressione politica all’interno
degli Stati Uniti: ma quei bombardamenti rifletterebbero uno stadio
qualitativamente nuovo di decadenza morale, che, incominciato con le stragi di
Hanoi, sboccherebbe eventualmente negli eccidi in massa per tutto il mondo
Occidentale e negli Stati Uniti stessi.
Noi dobbiamo guardare in faccia un fatto
fondamentale del nostro tempo: La tecnologia moderna non ha solo reso possibile
uccidere milioni di persone d’un sol colpo, mediante l’impiego di armi
nucleari; bensì ha anche reso la gente “superflua” in conseguenza dello
sviluppo dell’automazione.
In una società umanistica, dove la
produzione sia orientata verso la libertà dell’uomo, questa tecnologia potrebbe
voler dire liberazione dalla privazione materiale e dalla fatica. Potrebbe
voler dire soddisfazione di tutti i bisogni intellettuali, fisici, psicologici
e spirituali dell’essere umano.
Se non che, nell’ordine sociale ingiusto
e coercitivo oggi prevalente, l’automazione elimina il bisogno di lavoratori e
gli uomini vengono considerati semplicemente come unità di lavoro di cui si può
disporre. Nell’ordine sociale esistente, automazione vuol dire che la vita
umana può essere sprecata più che mai in precedenza. Infatti, la distruzione
scientifica che caratterizza la nostra era e i sistemi elettronici, chimici e nucleari, che
esistono oggi per distruggere impersonalmente la vita stanno corrodendo gli
ultimi vestigi di umanità negli stessi uccisori di masse moderni.
Guardate come il bilancio della Grande
Società diminuisce a mano a mano che il tosto della distruzione aumenta. E ciò
in un anno in cui le corporazioni capitaliste mietono i più alti profitti della
loro storia.
Volando a diecimila piedi al di sopra
del loro bersaglio, un pugno di individui elegantemente vestiti non hanno che
da premere un bottone per uccidere milioni di altri esseri umani con freddezza
del tutto impersonale. . . . Quegli uomini sono ridotti dal punto di vista
spirituale e psicologico allo stato di strumenti freddi di un ordine sociale
distruttore. Sono quelli che scelgono di distruggere mediante una tecnologia
che potrebbe essere usata per liberare tutto il genere umano. Solo quando gli
uomini si assegneranno il compito di impiegare la Tecnologia in modo umano, di
accettare la loro responsabilità verso i loro uguali, solo allora sarà
possibile evitare tale distruzione.
Una volta incominciato nel Vietnam Meridionale
dove finirà la strage? Dopo avere ingrandito la guerra nel Vietnam da scontri
di tipo guerrigliero ad un vero e proprio genocidio, non è da prevedersi che
vedremo un ingrandimento dell’ingiustizia dello stesso ordine sociale? E negli
Stati Uniti, dove gli esseri umani stanno diventando “superflui” alla produzione,
potremo noi vivere nell’illusione che il genocidio si fermerà ai popoli
dell’Asia, dell’Africa, dell’America Latina e dell’Europa? Ed una volta avuto
mano libera di distruggere la vita con i loro gingilli, si fermeranno gli
assassini in massa,, prima d’aver travolto le minoranze etniche, i vecchi e gli
infermi, ed infine i disoccupati e i non impiegabili negli Stati Uniti
medesimi? Se Hanoi, Haiphong e le dighe saranno bombardate, il Nord Vietnam
diventerà la Auschwitz dell’America, il macello angoscioso di tre milioni di
esseri umani. Se non ci leviamo a parlare oggi onde prevenire cotesto
bombardamento, noi saremo testimoni del trionfo assoluto del profitto
sull’umanità, del genocidio sulla vita, della coercizione sulla liberazione. Ed
in ultima analisi saremo noi stessi vittime dello stesso orrore che Johnson
minaccia di scatenare sull’Asia del Sud’Est. La nuova tecnologia che sarebbe in
grado di liberare l’umanità dai bisogni materiali e dalla fatica, sarà trasformata
in diabolici strumenti di distruzione in massa della vita e della sottomissione
totale dell’uomo.
Noi ci troviamo ora non solo sulla
pianura del Delta del Fiume Rosso, bensì anche ad un bivio della storia umana.
Il nostro nemico non è il popolo del Vietnam. I nostri nemici sono i poteri
costituiti da una parte e dall’altra del nostro mondo diviso, le minoranze
dominanti che fanno ostacolo alla liberazione completa dell’umanità dalle
sofferenze. dall’incertezza, dal bisogno
Nota: Quanto precede è la nostra
traduzione del testo di un manifestino in ling'ua inglese diffuso negli Stati
Uniti da un gfuppo di anarchici (New York Federation of Anarchists — 641 East
Ninth St., N.Y.C.) — e pubbli¬cato da “Freedom’ di Londra nel suo numero del
15-1-1966. — N.d.R.
Nessun commento:
Posta un commento