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lunedì 25 aprile 2011

Foto di gruppo dell'Italia di oggi







La situazione socio-economica dell'Italia di oggi è stata descritta con grande lucidità dal sociologo torinese Marco Revelli nel suo ultimo libro "Poveri,noi".E' un libro importante e scomodo,tanto è vero che è passato quasi inosservato.Nel presentare la nostra recensione invitiamo i nostri lettori a comprarlo e meditarlo con grande attenzione.Alla fine della recensione presentiamo anche una breve intervista a Marco Revelli e segnaliamo che su You Tube è disponibile una versione in sei parti della presentazione del libro che si è tenuta all'Università di Cagliari che è interessantissima.





Marco Revelli : Poveri Noi. Torino 2010 EinaudiQuesto piccolo saggio di Marco Revelli ha avuto soltanto qualche spazio sui giornali, eppure l'argomento - la povertà in Italia e le crescenti differenze sociali- è quanto mai attuale. Da sottolineare che l’autore ha presieduto tra il 2006 e il 2010 la Commissione di indagine sull'Esclusione Sociale (CIES) regolata dalla legge 8 Novembre 2000 n°328 per promuovere ricerche su povertà ed emarginazione in Italia e proporre misure atte a rimuoverne cause e conseguenze. I dati riportati provengono dunque dalle ricerche più accreditate in ambito europeo e non possono assolutamente essere tacciati di “partigianeria”. Eppure si tratta di un libro “scomodo” perché emergono con tutta evidenza il fallimento delle politiche sociali ed economiche dell'attuale governo e la cecità di un intero ceto politico. C’è un paese colpito dalla grande crisi economica mondiale, i cui effetti si sommano ad una realtà socio-economica perversa, un paese che in questi anni non si è affatto modernizzato e anzi è arretrato, dove le difficoltà del vivere quotidiano ha aperto falle in cui sono cresciute l'intolleranza razziale o contro le donne e i diversi. Nell'Introduzione Revelli osserva che l'Italia è un paese fragile ma non ammette di esserlo perché una “narrazione fantasmagorica, ammiccante” dei mass media fa vedere soltanto l’opulenza dei piani alti. In questa forbice tra la narrazione e la realtà c'è il nulla, c’è la “terra di nessuno” dove nascono i rancori, i risentimenti, le rese morali e l'invidia come sentimento collettivo. E’ questo, secondo l’autore, il risultato di una transizione dall'ordine sociale fordista al consumismo sfrenato e alla molecolarità di oggi.Non vengono fornite ricette ma si sottolinea come le politiche recenti siano state del tutto insufficienti a contenere la crescita esponenziale della povertà assoluta e di tutte le altre forme di emarginazione che hanno trasformato profondamente la nostra società. Questi risultati sono stati provocati certamente dall’impatto della “grande crisi” economica mondiale, ma il paradosso è che l’Italia è rimasta indietro al resto dell’Europa e ha impoverito il suo stesso sistema produttivo. C’è stato insomma uno “sciopero del Capitale”, cioè una mancanza di investimenti da parte dei grandi gruppi industriali italiani in innovazione e sviluppo, che li colloca al livello più basso d’Europa. Questo è dunque un paese impoverito e impaurito. Magistrale è l’analisi che il sociologo torinese compie dell’impoverimento della classe lavoratrice italiana (Capitolo secondo) oppure il quadro variegato del ceto medio che oscilla tra settori impoveriti,tra nicchie di terziario post-moderno, e un’evasione fiscale scandalosa per un paese civile (Capitolo quarto). L’ultimo capitolo,significativamente intitolato “Ambivalenze”, descrive le conseguenze di questa situazione sulla società italiana : essendo tramontata del tutto anche l’idea di una minima redistribuzione del reddito chi si trova in basso nella piramide sociale non ha alcuna speranza di risalita. Siamo in una “società bloccata” in cui dilaga l’invidia sociale e l’odio dei singoli non si rivolge verso chi si approfitta questa situazione ( come i rentiers e gli sfruttatori), ma verso chi sta peggio e si trova in “basso”. Le responsabilità della politica sono enormi e Revelli le denuncia con grande lucidità: un esempio è la scomparsa della solidarietà sociale, che pure è iscritta nella nostra Costituzione, sostituita dalla “sussidiarietà”. La lotta contro la povertà è stata sostituita da pratiche di “beneficenza” e non ricade sotto la sfera dei diritti sociali. Tutto questo con il pieno concorso e l’assenso delle grandi forze politiche.

Marcello Giappichelli
Vito Nanni









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