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mercoledì 12 gennaio 2011

La lingua del tempo presente






Il Prof. Gustavo Zagrebelsky docente di Diritto Costituzionale all’Università di Torino ed ex-presidente della Corte Costituzionale,ha scritto un libriccino di una cinquantina di pagine per dimostrare che una delle frontiere più delicate e più scoperte del lavoro politico è rappresentato dal controllo del linguaggio. Egli dimostra con una serie limitata di esempi e di lemmi come oramai noi viviamo in un ambiente “bonificato” da una neo-lingua che ci è stata imposta dai mass media e dal potere dominante che rischia di inquinare irrimediabilmente il lessico corretto e così la nostra vita perché egli dimostra che l’uso di un certo linguaggio comporta anche l’assunzione di un certo modo di pensare e determinati valori. Nonostante che il testo possa sembrare un resoconto di linguistica è invece di politica che si parla, di propaganda ,di come si forma l’opinione pubblica e la si educa (o la si dis-educa).E’ un libro facile da leggere ed è utilissimo perché è un antidoto contro l’adozione del linguaggio corrente,è insomma un classico esempio di contro-cultura militante, ed è per questo che deve essere segnalato su questo blog. Il numero delle parole prese in esame è molto limitato : si tratta soltanto di dieci lemmi :
· “Scendere (in politica)
· “Contratto”
· “Amore”
· “Doni”
· “Mantenuti”
· “Italiani”
· “Prima Repubblica”
· “Assolutamente”
· Fare,lavorare, decidere”
· Le tasche degli Italiani”
Egli prende le mosse da un’opera di storia e linguistica insieme cioè dai libri che il filologo tedesco Victor Klemperer scrisse sul linguaggio del regime nazista durante la seconda guerra mondiale.
Klemperer definisce la lingua del nazismo “Lingua Tertii Imperii (L.T.I.) Zagrebelsky chiama la lingua dell’Italia berlusconiana “Linguae Nostrae Aetatis” (L.N.A). Nel primo capitolo egli giustamente sottolinea che sia il fascismo che il nazismo non hanno inventato nuove parole ma “entrambe hanno fatto largo uso di parole correnti con intenzioni nuove, e di trasposizioni in contesti nuovi di parole correnti. La ripetizione continua e ossessiva di medesimi stereotipi, i toni e i ritmi studiati ad arte potevano mutare il valore delle parole e trasformare pensieri e sentimenti in precedenza individuali e sottoposti al vaglio della ragione e al controllo della coscienza dei singoli in patrimonio comune, accettato passivamente e inconsciamente. Così la lingua non solo “pensa per tutti ma fa anche “pensare” collettivamente.(Pag. 5-6).Giustamente l’autore ricorda la massima del dottor Goebbels il famigerato ministro della propaganda hitleriano che è di una modernità sconvolgente “ “Ripetete una cosa qualsiasi cento, mille, un milione di volte e diventerà verità”.
Gustavo Zagrebelsky : Sulla lingua del tempo presente. Torino 2010 Einaudi €8

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