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venerdì 21 dicembre 2012

"Faccia da turco" colpisce ancora



Günter Wallraff

Notizie dal migliore dei mondi

Una faccia sotto copertura

Roma 2012 L’Orma


Una piccola casa editrice romana ha avuto il merito di pubblicare questo libro che è un reportage “in diretta” sui temi più scottanti della società europea proprio all’indomani del conferimento del Nobel per la pace all’U.E. Il nome dell’autore ,forse, dice poco al pubblico italiano ma questo giornalista nato nel 1942 divenne famosissimo alla metà degli anni ottanta scrivendo un saggio “Faccia da turco” in cui smascherava il razzismo profondo presente nella società tedesca di allora. Il suo procedimento è diretto :egli si “traveste” in un personaggio e registra in prima persona le reazioni delle persone, delle istituzioni, alla sua presenza. Egli solidarizza naturalmente con i più deboli e il mascheramento è funzionale a smascherare le realtà di vita direttamente senza gli schermi protettivi che invece vengono innalzati allorquando ci si trova in presenza di un giornalista. Naturalmente la sua fama in Germania è enorme ma viene visto dai poteri costituiti come una mina vagante proprio per questa sua capacità di denuncia delle situazioni limite. In questo saggio egli si “traveste” da “negro” , da homeless, e da impiegato in cerca di primo lavoro in un “call center”: il quarto servizio denuncia il malfunzionamento dei corsi di apprendistato per la ristorazione organizzati da prestigiose aziende tedesche nell’ultimo reportage c’è un’analisi allucinante del mal funzionamento  delle istituzioni psichiatriche in Germania. Come si vede anche dai temi trattati si può capire che egli va a cercare le situazioni che a lui paiono le più “deboli” nella nostra società : gli emarginati, le persone di colore, i giovani in cerca di prima occupazione. L’analisi della situazione è impietosa e il giudizio tagliente “Sono troppi i regressi a cui abbiamo dovuto assistere negli ultimi anni: le ingiustizie sono aumentate e le condizioni di vita non sono affatto diventate più umane, al contrario”. Queste parole sono contenute in un post scriptum che si trova alla fine del volume e che è intitolato (significativamente) Faccia da turco è dappertutto. Egli conclude così il suo lavoro.

“Tre anni fa,quando decisi di rimettermi nei panni dei perdenti del “migliore dei mondi possibili”, non immaginavo a cosa andavo incontro. Mi sembrava impossibile che si potesse diventare truffatori a causa delle costanti pressioni psicologiche a cui si è esposti in un “call center” o che i senzatetto, con i quali ho vissuto per un periodo, venissero davvero abbandonati a se stessi a quindici gradi sotto zero. Non ero consapevole del razzismo diffuso nella vita di tutti i giorni,prima di provarlo sulla mia pelle.” Il titolo del libro “Notizie dal migliore dei mondi” ricorda anche il titolo di un famoso film di Ken Loach “In questo mondo libero” e comune è la forza della denuncia delle ingiustizie presenti nelle società industriali avanzate dell’Europa occidentale.

In questo senso questo saggio è un esempio luminoso di controinformazione e come tale mi pareva degno di segnalazione su questo Blog.



Vito Nanni


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