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sabato 19 maggio 2012

Per una iniziativa comune sulla memoria digitale



Europeana viene inserita in una importante iniziativa europea che si rinnova annualmente e che prevede ingenti finanziamenti a favore di iniziative che facilitano l'accesso dei cittadini alle risorse culturali europee.

Per l'Archivio '68 è una ghiotta occasione di valorizzare il proprio patrimonio culturale a cominciare dallo strepitoso lavoro di digitalizzazione di manifesti politici realizzato da un ristretto gruppo di ricercatori universitari ed attualmente ospitato su Inventati.

Entrare in
Europeana ovvero l'archivio culturale più significativo esistente in Europa addirittura grazie a dei finanziamenti appositam
ente stanziati è un obiettivo peraltro ambizioso, difficile da raggiugnere, e che necessita di un'azione collettiva fra tutti gli attori interessati.

In un momento in cui vi è una oscena iniziativa politica europea a favore dell'oblio digitale potrebbe essere anche l'occasione per ribadire che la MEMORIA ha un primato culturale sull'oblio soprattutto se si entra nel dominio delle informazioni di carattere storico e politico.

Uno degli esigenti requisiti necessari per entrare nel programma di finanziamento pro-Europeana è - e si potrebbe dire fortunatamente - la necessità di presentare un progetto insieme a diverse altre istituzioni culturali che possono essere sia di carattere pubblico che privato (editori, biblioteche, archivi, musei, eccetera).

Dico fortunatamente perchè potrebbe essere la spinta a convincerci che determinati obiettivi politici e culturali si possono raggiungere solo collettivamente uscendo dalla propria dorata (dorata mica tanto poi...) auto-referenzialità e collaborare con soggetti culturali quanto meno simili.

L'unione fa la forza potrebbe essere il giusto principio per affrontare e superare numerose altre problematiche emergenti dalla soddisfazione di altri esigenti requisiti del programma europeo quali il rispetto dei diritti (copyright) del materiale digitalizzato e l'armonizzazione del medesimo rispetto agli standard di archiviazione (in primis metadata) di Europeana.

Farebbe dunque l'Archivio '68 a lanciare una iniziativa pubblica per il prossimo autunno capace di coinvolgere chi ha lavorato in questi anni intorno ai progetti dell'Archivio ed in particolare alla digitalizzazione dei manifesti e capace di coinvolgere esperti di diritto, di finanziamento comunitario e di standard archivistici al fine di preparare al meglio una porposta collettiva.

Iniziativa pubblica e collettiva con l'obiettivo di interessare ed aggregare altre istituzioni culturali dell'associazionismo italiano od europeo al fine di presentare un progetto che non sia solo conforme a quanto richiesto ma soprattutto espressione squisitamente politica di un pezzo significaitvo e trasversale della società culturale europea alla quale sta a cuore il diritto alla memoria e la possibilità di accesso alla medesima anche attraverso i moderni strumenti di comunicazione digitale sempre più di rilevanza strategica.

Peraltro, la comunicazione digitale e le sue implicazioni economiche stanno volando sopra le nostre teste senza che le varie intellighenzie salottiere neanche si rendano conto del loro reale impatto nel sociale.

Basti pensare al lavoro oscuro ma costante di alcuni cyber-hacktivisti italiani che sul concetto di mele marce ovvero su come le major digitali stanno sottraendo spazi di libertà ed accumulando contemporaneamente ricchezze infinite - stanno lavorando in perfetta solitudine.

Eppure l'entrata in borsa di questi giorni di Facebook fanno molto parlare di sè ma con assoluta mancanza di minima analisi critica per cui i dati del 2011 relativamente a Facebook di novecento milioni di utenti- per novanta miliardi di capitalizzazione di mercato - per tremila dipendenti dovrebbero portare ad una banale conclusione che esiste una massa critica gratuita ed enorme che alimenta un business gigante che da profitti immensi ma produce anche pochissimi posti di lavoro.



Quanto ci metteranno gli intellettuali di salotto di cui sopra a far finta di scandalizzarsi per gli operai di Foxconn prima di accorgersi che la Cina ha già programmato la sostituzione di un milione di operari con un milione di robot?

Non è più tempo di avere le idee confuse, non lo è mai stato ma a maggior ragione oggi, rispetto a questa crisi che è per prima cosa crisi di valori culturali e poi economica bisogna avere un piglio deciso a supporto di una iniziativa politica e collettiva capace di sottrarre in parte il terreno della comunicazione digitale alla mera speculazione per riportarla su un piano di difesa dei beni comuni culturali.

Ferry Byte occasionale ma affezionato compagno di strada dell'Archivio '68

1 commento:

  1. Il doppio uso del coltello …
    Con poco più di 3.000 dipendenti Facebook ha un valore in borsa quasi pari (4/5) a Toyota, che ne ha più di 300.000. A prescindere dal tipo di merce messa sul mercato (beni immateriali o automobili), l’investimento guarda al profitto e dove è maggiore lì si tuffa il capitale. Ma il dato-Facebook significa che in alcuni settori le potenzialità produttive del lavoro salariato hanno raggiunto una velocità di crescita a dir poco strabiliante, fermo restando che le prospettive occupazionali piombano verso il basso. Il fenomeno non è affatto nuovo. Nel sistema di produzione attuale - il più straordinario realizzato dalla specie nei suoi 3 o 4 milioni di anni - ogni sviluppo delle forze produttive (Keynes o non Keynes) è inevitabilmente contraddittorio e comporta effetti collaterali d’ogni genere, a partire dalla disoccupazione tecnologica. Ma il coltello può essere utilizzato alla maniera di Jak lo Squartatore oppure e più proficuamente in cucina. Si può infatti leggere la cosa “secondo quello che l'uomo odierno è per la storia umana” e cioè da punto di vista post-capitalistico. Si può vedere non l’attività produttiva nella sua esistenza odierna (la valorizzazione del capitale), ma il potere " che, presente in essa senza la sua consapevolezza e contro la sua volontà, la distrugge e forma la base di una esistenza [finalmente] umana” [Marx, Critica a List]. E’ facile rendersi conto che gli strumenti collegabili a Internet vanno molto aldilà della loro origine (militare, l’interesse mercantesco, il dispotismo tecnologico), liberando spazi estranei al contenitore attuale e offrendo inimmaginabili possibilità di utilizzo. Qualche esempio di come già oggi la potenza tecnologica fuoriesca dal circuito investimento-profitto: Wilkipedia nasce dal contributo anonimo e gratuito di milioni di persone ed è più affidabile dell’Enciclopedia Britannica (il dato è accertato), mentre i No-global, gli Indignati, gli O.W.S. o la Primavera araba sono figli naturali di Internet in attesa di ulteriori sviluppi …
    marcello-che passava-di-lì

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